
Biagio Antonacci – Vicky Love Tour – Torino

Ma torniamo a Torino. Con 20 minuti di ritardo sull’orario previsto aprono i cancelli del Mazda Palace, è una fredda serata, ma anche un’umidità pungente non è in grado di scalfire la lunga coda che si accalca più o meno ordinata davanti all’ingresso. Verso le 18 il concerto è sold-out e per un folto gruppetto sfuma la possibilità di entrare a vedere lo show. Subito gremita l’arena contenente quasi 12.000 persone si anima di cori e di colori. Semplice e diretto è stato un concerto che ha trasmesso dall’inizio alla fine, naturalezza ed essenzialità, 160 minuti intensi in una carrellata di successi che a ritroso hanno ripercorso tutta la sua lunga carriera ormai quasi ventennale, considerando il suo primo contratto discografico datato 1988. Il palco è minimale, 7 serie di cascate metalliche dall’alto creano la scenografia, come i 7 tasti di una tastiera. Le casse sono ben nascoste: si scorgono solo luci e impalcature metalliche. Qualche annuncio di sicurezza e sempre a luci accese la musica cambia, non è la stessa musica di sottofondo, s’inizia? “L’amore parla senza voce…” il titolo del pezzo è “Bravissimi”, un brano inedito registrato dal vivo di Saverio e Marco Lanza, si percepisce qualcosa di imminente ma le luci sono accese, e la gente sembra ancora tranquilla, in fondo sono le 21.10, i musicisti salgono sul palco, poi cominciano a suonare, ma sembra esserci qualche problema, Antonacci non si vede, cosi’ Saverio Lanza, ottimo chitarrista inizia a cantare “Soffocamento” tra le grida delle fans. Poche strofe e per incanto in un boato appare Biagio che riprende la canzone dall’inizio. Le luci si spengono, finalmente inizia lo show. In giacca antracite, t-shirt nera e jeans il leone di Rozzano canta “Soffocamento”, “Sappi amore mio” e “Le cose che hai amato di più” tutte d’un fiato. Spesso si ferma tra un brano e l’altro, e parla con il pubblico, spiega, racconta, condivide le sue emozioni provate e trascritte nelle canzoni con i suoi fans venuti ad ascoltarlo. Confida al pubblico che era da un po’ di anni che mancava dalle scene torinesi, ma Torino lo ha accolto alla grande, e fa intravedere una possibile ulteriore data con l’anno nuovo. Già il ritorno, quale modo migliore per introdurre la nuova serie di brani?! e così “Ritorno ad amare” e la grintosissima “Angela” davvero degna di nota. In seguito Antonacci si lancia in un discorso di critica verso la politica e lo sport in italia, dice: ”Non ci rappresentano, così come quei quattro scalmanati dei tifosi di calcio (e tra l’altro sempre i soliti) di ogni curva che non ci permettono di andare sereni allo stadio con le nostre famiglie, non c’è più rispetto, niente”. Un’ottima introduzione per “Il mucchio” canzone dell’omonimo album del 1996. Antonacci dedica questo pezzo, ad un suo amico presente in sala, Ciro Ferrara che secondo lui rappresenta uno dei pochi calciatori rimasti capace di dare un immagine sana dello sport e di essere un buon esempio per tutti.
Velocemente passano “Mi fai stare bene” e ”Non è mai stato subito”, poi, dopo una piccola pausa di qualche minuto, la scena cambia, Biagio sale sul palco con una t-shirt bianca attillata, che se mai ce ne fosse stato il bisogno, risveglia gli animi femminili della situazione. Riparte con “Coccinella” un brano molto intenso. Sul palco tra forti luci e musica una ballerina racchiusa in una sfera di gomma trasparente e “…Prigioniera di un mondo che manca d’esempio…” danza armoniosamente sulle note di questa canzone, trasportata metaforicamente dal vento o dalla fortuna, ed è “…venuta per vedere l’amore come si fa”. Con i musicisti seduti verso l’estremità del palco, Biagio prosegue il suo viaggio musicale per il gran finale, costruito ad arte con una scelta accurata delle canzoni. In crescendo “Se io se lei” e “Liberatemi” chiudono la scaletta ufficiale ed aprono il set acustico finale composto da 5 brani. Il più intenso è sicuramente “Non eri tu” costruito con armonie acustico/elettriche molto equilibrate.
Con la vittoria dell’amore, e senza più nulla da dimostrare, Biagio si libera sul palco da qualche veste del passato: ”Dal dovere di dover accontentare qualcuno”, e chiede a gran voce “quel brivido di libertà”. Passati i 40 si sente meno condizionato, più coraggioso, più libero, le canzoni suonano fresche e coerenti con il suo essere essenziale e riescono immediatamente a scatenare emozioni. E’ stato un concerto dalle sonorità e dalle atmosfere intimiste ma grintose, Biagio racconta cronache sentimentali quotidiane ben radicate nella storia della musica pop, e nella melodia italiana più semplice e istintiva che risulta essere parte del dna di questo artista. Il concerto finisce in maniera inconsueta cosi come era incominciato. Sulle note di Convivendo si accendono le luci, e parte la musica di sottofondo. Qualche richiesta di Bis da parte del pubblico e subito i musicisti che rientrano sul palco, pochi istanti ed è di nuovo la volta di Biagio, che questa volta però si è già cambiato e veste un accappatoio nero. Canta ancora Vicky Love mentre la gente s’incammina all’esterno. Sono le 23.30, ed il pubblico è sfinito, come chiedeva Biagio questa sera la maggior parte ha lasciato l’anima ed anche la voce al Mazda Palace di Torino.
Antonello Furione
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